martedì 16 novembre 2010

Fango - Cinque appunti non-buffi non-consecutivi e senza coda a riguardo di recenti avvenimenti, sedimentazione, e vita del Paese (parte 2 di 2)


§3.1
E l'invidia rode i più teneri organi interni già alle sette di mattina, quando sulle banchine delle stazioni de' treni o d'autobus vedi le persone che al telefonino parlano coi partner e dicono con voci attutite di sonno e privacy e affetto e premura e ammiccare cose tipo Sì sarà una giornata infernale ma poi stasera ah sìssì ci facciamo una cenetta e poi guardiamo qualcosa abbracciati sul divano e poi te lo metto-nel-culo eccetera. Qua invece - nella sfera di un ingrato malpagato lavoro d'assistenza archeologica - qua invece alle sette di mattina - od anche un po' prima, se possibile - le telefonate di un ingombrante [fisico, intellettuale, comportamentale] datore di lavoro hanno il tono di Ma non piove: NON-PIO-VE, sono solo due gocce, dai cazzo, certo che andiamo a lavorare; e sai che la giornata sarà una palta appiccicosa d'argille plastiche - in grado di mantenere vitali però grosse, profonde pozze; e ci saranno stivali di gomma che nessuno piede umano è in grado, accidenti, di riscaldare-

§3.2
E pioverà, sì.

§4
P.: “[…] andato a dare una mano a Casalserugo, domenica scorsa. Abbiamo visto subito che c’era l’Eroe; che era uno normale, eh: registrato alla protezione civile, come me – e basta. Però parlava a voce fortissima sempre, e dava ordini anche se non era un cazzo, e sapeva lui tutto cosa fare. […] sì - che adesso nuotano nell’acqua, per carità – però proprio vedi che di solito nuotano nei soldi… ma tanti; cioè, tiri fuori uno scaffale che costerà mille euro, ma poi pensi Questo qui ne prende ventimila al mese, di euro, e ti dici: vabbé… […] dove di solito mettevano dei bancali incastrati precisi in una rientranza del muro – quando siamo arrivati non riuscivano a toglierli, da quanto stretti erano, ché si erano gonfiati per l’acqua […] E a ogni incrocio di strada fuori dalle case, come quello [indica l’incrocio più vicino], c’erano mucchi di roba. Muc-chi. E quanti libri ho buttato via. E fuori da una casa c’era un pianoforte. E mi sa che non era l’unico. […] Ma cosa vuoi farci: il legno-
A: “pensa a quello che vent’anni fa ha comprato il mobiletto di plastégòn da cinquantamila lire, e si diceva: Con questo, sono apposto per l’eternità, e adesso se la ride…” 

§5
Ed è edificante e didatticissimo, e rassicurante - perché facilità una lettura in-qualche-modo definitiva; e magari non è propriamente buffo: ma per gli animi schifati e un po' stanchi e individualisti e sotto-sotto disfattisti comporta comunque coloritura di divertimento - sì, vabbè: nell'ottica che si può avere da un salotto tiepidino all'ora di cena guardando il telegionale, e la pioggia  bén fuori, certo - insomma: è edificante e risuonante e allegorico come alla deriva apparentemente inarrestabile dell'ordine sociale, economico, morale della nazione [sul morale non sono forse sicuro - che via sia mai stato, cioè, un ordine morale, qui] corrisponda questo sbriciolìo fisico, geografico e oggettuale della superficie visibile del paese: queste frane quiescenti che, quiescenti, d'improvviso più non lo sono; i piani stradali traversati da crepe profondissime; i turbinìi d'acque marroni, gli animali intirizziti – e polli stecchiti rosacei a zampe in su-

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